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Una mostra di veterinaria per i mille anni di Polirone e per i mille anni della cura degli animali Padani

di Marco Giavazzi


Nel 1007 è stato fondato il Monastero di San Benedetto in Polirone, collegato con le abbazie di Cluny e di Montecassino, ma soprattutto amato da Matilde di Canossa.

È il Monastero che per otto secoli ha dominato la Pianura Padana e che ci ha lasciato una eccezionale eredità artistica e architettonica.
San Benedetto Po è adagiato sulle rive del grande fiume e rappresenta il sito dove è nata ed è stata strutturata l’agricoltura padana grazie all’opera laboriosa dei monaci che hanno bonificato e reso coltivabile il territorio.
La nostra terra rappresenta quindi luogo di confine dove ha avuto origine l’allevamento e la cura degli animali dell’Oltre Po Mantovano.
Siamo una realtà ricca di allevamenti per la produzione di carne e di latte dove la professione del Medico Veterinario è da sempre al centro della vita sociale ed economica. San Benedetto rappresenta anche la culla delle più svariate professioni, quindi nell’ambito delle manifestazioni del millenario polironiano oltre a quelle riguardanti l’arte, l’archeologia, la musica e il teatro ospiteremo eventi e conferenze sul diritto, la medicina, l’alimentazione, il governo delle acque, la vita monastica, quella contadina e la cura degli animali.


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I mille anni di Polirone rappresentano quindi, in un certo senso anche i mille anni di storia padana della professione veterinaria.
In questo contesto verrà inaugurata nel monastero di San Benedetto Po una mostra storica dedicata agli strumenti adibiti alla cura degli animali.
In essa i Professionisti di oggi potranno vedere e valutare in che modo e con quali mezzi venivano curati gli animali nel passato e magari riscontreranno affinità con gli strumenti utilizzati ai giorni nostri.
Sarà una mostra che tramite gli oggetti esposti legherà il territorio alle patologie degli animali alla professione veterinaria.
La speranza è di potere, tramite la storia dei nostri strumenti clinico-chirurgici, evidenziare e valorizzare il ruolo che il Medico Veterinario ha sempre avuto nella storia quale tutore della salute animale, della salute umana e perno dell’economia prima della civiltà rurale e poi dell’allevamento intensivo.
Un grazie particolare alla sensibilità del Consiglio dell’Ordine dei Veterinari della Provincia di Mantova, che ha donato al Museo Civico Polironiano di San Benedetto Po, uno dei più importanti musei etnografici d’Italia, gli strumenti esposti e ha collaborato attivamente alla catalogazione dei materiali e alla realizzazione della mostra.


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RELAZIONE TENUTA DAL DR. RASORI AL 5° Convegno Nazionale di Storia della Medicina Veterinaria (22-24 giugno 2007 - GROSSETO): 

MUSEO STORICO DI STRUMENTAZIONE VETERINARIA


L’idea è venuta quasi per caso rovistando tra i vecchi libri di anatomia degli animali domestici dello Chaveau e di patologia chirurgica di Baldoni, che mio padre ha da sempre conservato in una libreria liberty del suo studio.

Nei ripiani inferiori in una cassa militare ho ritrovato i “vecchi arnesi del mestiere”, ancora coperti da un leggero strato di olio di vaselina, in perfetto ordine, come fossero stati usati da poco e riposti per la prossima occasione.

Quante belle cose! Tutto ciò mi ha riportato alla memoria la mia adolescenza, che mi vedeva “aiutante di campo” del veterinario condotto di Marmirolo, che negli anni 60 svolgeva il suo lavoro nelle stalle di vacche di quel territorio per lo più gestite da “malghesi” originari delle pendici del vicino Monte Baldo che sovrasta il lago di Garda.

Ragazzino con i calzoni corti, seguivo ovunque il padre veterinario che portava in dote una grossa esperienza professionale sui cavalli e muli (per circa 15 anni Ufficiale Veterinario dell’Esercito) e che successivamente gli eventi post bellici hanno trasformato in buiatra tuttofare.

Quando saltuariamente si facevano operazioni chirurgiche (ruminotomia, interventi podali, castrazioni, tagli della coda, suture, ascessi, ecc.), io ero il suo “tecnico ai ferri”, ridicolmente protetto da un piccolo camice bianco, che mia madre aveva confezionato con la macchina da cucire Necchi, seguivo gli interventi con grande attenzione allungando o riponendo la strumentazione.

Questi stessi strumenti sono ritornati tra le mie mani dopo 45 ani facendo rivivere immagini di altri tempi, piccoli episodi di vita rurale e professionale, in molti casi in stalle buie su letti di paglia e con acqua nel secchio riempito nell’ “albio” di marmo dove i bovini andavano all’abbeverata giornaliera.

Di queste sensazioni ne ho parlato con gli amici e colleghi del Consiglio dell’Ordine e con alcuni colleghi anziani già in pensione che mi hanno stimolato a proseguire tirando fuori anch’essi da vecchi cassetti altri oggetti e strumenti abbandonati da tempo e non più utili alla loro vita attuale.

Dopo qualche mese avevamo raccolto nella sede dell’Ordine una notevole e interessante quantità di strumenti che anche i più giovani non conoscevano o di cui avevano sentito parlare ma non hanno poi potuto utilizzare, essendo cambiata la professione e con essa il modo di intervenire sugli animali.

La diversità e l’interesse degli strumenti raccolti e donati dai Colleghi meritavano di essere valorizzati e resi più visibili non solo agli addetti ai lavori ma anche ad altre persone che, pur conoscendo poco l’attività professionale del Veterinario, potevano avere interesse nel vedere detti oggetti strani e nel capirne la funzione.

La professione, strettamente correlata con l’attività agricola e zootecnia, ha sicuramente una grande e corposa radice nel mondo rurale; gli equini ed i bovini erano soprattutto importanti perchè indispensabili nel lavoro dei campi: le vacche davano il latte ed il vitello, il suino allevato in famiglia forniva la sicurezza di potersi alimentare con carne e grassi soprattutto nei mesi invernali, le galline ed i polli erano la dotazione economica della “rasdora” moglie o madre del capofamiglia.

In questo piccolo mondo rurale la figura del Veterinario era di grande rilievo perchè attraverso i suoi interventi ed i suoi “consigli” consentiva agli animali della fattoria di dare il proprio apporto in termini di prodotti e con risultati anche economici per la famiglia.

Queste semplici considerazioni ci fanno pensare che i nostri strumenti potevano trovare una buona collocazione in un Museo legato al lavoro dei campi ed al mondo rurale.

Ci è venuto in aiuto la presenza in Comune di San Benedetto Po (MN) del Museo Civico Polironiano, nei locali dell’ex Abbazia Benedettina da cui prende nome il Comune, che ha da anni raccolto ed esposto non solo oggetti legati all’attività agricola e non dei frati nel Medioevo ma contiene anche una mostra degli strumenti ed attrezzi usati in agricoltura.

I contatti intrapresi con il Sindaco di San Benedetto Po - nell’occasione nostro Collega - e con il Conservatore del Museo hanno portato alla realizzazione della nostra idea sposata con entusiasmo dei predetti amministratori, che ci hanno indirizzato sulle procedure e modalità di riconoscimento, catalogazione e destinazione degli strumenti prescelti.

La nostra Mostra si inaugurerà il prossimo 1/7/07 in occasione di un Convegno appositamente approntato per dare maggiore risalto alla Storia della nostra professione, che si terrà nella Sala Civica del Comune di San Benedetto con inizio alle ore 10.00.

Avremo il piacere di ascoltare il prof. Giovanni Ballarini, che tratterà il tema: “L’Amarcord della medicina veterinaria”, mentre il prof. Marco Galloni ci parlerà proprio dei “Musei della medicina veterinaria”.

L’invito è esteso a tutti voi ed a tutti coloro che vogliono riscoprire le attività professionali del passato, forse ormai dimenticate ma che ancora adesso hanno un loro fascino, soprattutto per il felice connubio tra conoscenze scientifiche di quei tempi e l’ingegno e la professionalità dei veterinari di altri tempi.

Quale anticipazione dell’inaugurazione della Mostra vi presento oggi in anteprima alcuni oggetti e strumenti che mi sono particolarmente cari e che mi sembrano più interessanti.

 

PAOLO RASORI

Presidente Ordine Medici Veterinari Provincia di Mantova

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